Il nuovo (quarto) album dei RAVEN SAD possiede personalità, spessore ed una rara forza narrativa, evocatrice di spazi infiniti e respiri profondi.
Complice il “Gilmour style” che Samuele Santanna, mente e cuore della band, negli anni ha fatto suo con tutta la carica emotiva che ne consegue. Ma è la band tutta ad esser colta in grande forma, con una serie immaginaria di istantanee che ritraggono THE LEAF AND THE WING, concept esistenzialista, magico viaggio elettrico in otto brani.
Un percorso sonoro, sul confine tra psichedelia progressiva e british neo-prog, che persegue la bellezza, un’interpretazione del benessere interiore, quando cuore e mente sono in armonia con l’universo.
Ulteriori sensazioni che avvicinano i suoni della band di Samuele Santanna ai Pink Floyd, quelli meno terreni, dove la complicità artistica ed umana tra Gilmour e Wright ha creato autentici gioielli. Inoltre, oltre alle raggiunte maturità ed esperienza, si aggiunge la voce di Gabriele Marconcini, le cui doti di rara bellezza e profondità, erano già emerse grazie alle musiche dei MERGING CLUSTER. Credo comunque, che il gran lavoro alle chitarre sia la chiave per capire ed entrare mello spirito di questo disco, anche se il supporto delle tastiere di Fabrizio Trinci è indubbiamente determinante. Da queste due componenti comunque, rispetto i lavori precedenti, è evidente un’ evoluzione qualitativa dei Raven Sad, dove una sorta di urgenza giovanile che si poteva scorgere nei lavori precedenti, lascia il posto ad una matura consapevolezza di concretizzare in musica pezzi di sincera quotidianità. Colpiscono anche i particolari, come per esempio l’intervento del violoncello sul finale di RIDE THE TEMPEST, un modo per impreziosire ulteriormente una trama di per sè già emotivamente carica.(Mauro Furlan)