Un grande ritorno per la prog band italiana ODESSA, atteso da tredici anni dal precedente "The final day - Il giorno del giudizio", a ventitre anni dall'acclamato "Stazione Getsemani".
"L'alba della cività" mette in gioco tutte le migliori qualità già espresse dalla band marchigiana: straordinaria versatilità nelle sue dinamiche hard-progressive di matrice italian seventies, incursioni a tinte "purple", disgressioni jazz, tratti romantici, ma soprattutto notevole brillantezza espressiva, ritmica e melodica.
Non a caso fra le cover già proposte dagli Odessa ci sono gli Area, il Rovescio della Medaglia, i Trip, e stavolta, a sorpresa, arriva "L'anno, il posto, l'ora 1972", brano dei Pooh del periodo sinfonico "Parsifal", con la particolarità dell'andare a proporre la versione mai finita ufficialmente nella loro discografia (esiste solo un vecchio documento live).
A capitanare la band c'è sempre Lorenzo Giovagnoli, il suo talento ed energia nel coniugare intensa vocalità e destrezza tastieristica (Hammond in gran spolvero), coadiuvato da più di vent'anni dagli eccellenti Giulio Vampa (chitarra), Valerio De Angelis (basso), Marco Fabbri (batteria, qualcuno lo ricorderà anche con The Watch e con la band di Giorgio Fico Piazza) e col pregevole ritorno di Gianluca Milanese (flauto, qualcuno lo ricorderà negli Aria Palea e altre importanti collaborazioni) che arricchisce il sound in modo decisivo, così com'era stato in "Stazione Getsemani".
Otto brani, di cui due strumentali (tra cui "L'organista del bosco" dedicato alla memoria del pittore Silvano Braido, e al suo dipinto omonimo, che fu autore anche della copertina di "Stazione Getsemani"), una sequenza mozzafiato, dall'accogliente delicatezza introduttiva de "La stanza vuota" sino ai titoli di coda con l'ipnotica serenità di "Nell'etere". In mezzo un avvincente rollercoaster emozionale di canzoni, atmosfere e straordinario interplay.
Odessa, una band ritrovata.....in splendida forma !!!