Nel loro donchisciottesco secondo lavoro in studio, Zolder Ellipsis (la band olandese-americana guidata dal tastierista/pianista Tom Aldrich) continua a tracciare un percorso non ortodosso attraverso i confini stilistici.
Mettendo in mostra generi e stili diversi da canzone a canzone e all'interno delle canzoni, "Il Libro dei Tropi" presenta un piccolo compendio di strumenti musicali attraverso lo spettro del rock e del jazz sperimentale/progressivo, incorporando al contempo altri idiomi marginali/popolari nella fase creativa/compositiva.
Proprio come i compositori medievali usavano il “troping” per inserire le proprie voci nella musica sacra canonica, questi brani sono sia generici che nuovi. Nelle parole dell'American Heritage Dictionary, il troping è "l'uso di una parola o di un'espressione modificata dal significato originale a un altro", vale a dire che stiamo mettendo tutte queste tecniche stilistiche in un nuovo contesto che dà loro una nuova... essenza?
Aggiungete a ciò l’idea che un tropo è essenzialmente simbolico e fantasioso (piuttosto che confinato nella sua forma esteriore), e otterrete l’intenzione: non solo esperimenti di genere, ma pezzi dall’atmosfera moderna che navigano in un paesaggio marino immaginario.
Questa volta, l'approccio musicale è più focalizzato sul piano compositivo, con la band che si muove attraverso complesse trame ritmiche e densi contrappunti strumentali.
Ma c’è ancora una buona dose dell’interazione spontanea della band e del caos improvvisativo che hanno contraddistinto l’album precedente, “Entropy Override".
E in una nuova direzione, “Il Libro dei Tropi” presenta le prime collaborazioni del gruppo con la straordinaria scrittrice Eunsong Kim, i cui testi sono qui trasmessi dalla cantante/artista Esther Mugambi.