Col suo secondo cd, "Chimera" (2008), Vincenzo Ramaglia cala due improvvisatori (sax e batteria) tra i pentagrammi di una partitura in 7 movimenti per contrabbasso e loop station, e spinge gli idiomi strumentali nei loro contesti sonori più arditi e inusuali. Ne esce fuori una psichedelia acustica e atmosferica, al crocevia tra minimalismo, indagine di Scodanibbio sull’idioma contrabbassistico, riferimenti novecenteschi, free jazz, arte del loop, free improvisation, acoustic ambient… La critica ha parlato di “coraggio e caparbietà”, e di un “mirabile punto d’incontro allo zenith del cielo stellato del jazz intelligente e improvvisato e della musica nuova contemporanea” (Massimo Marchini, Rockerilla), di “estetica del contrasto” (Michele Coralli, Blow Up), di una “mutevole dissonanza tra figure libere e reiterative” (Vittore Baroni, Rumore), di una “unione tra elementi musicali di natura diversissima: il composto/interpretato e l’improvvisato, il predeterminato e l’imprevisto” (Zeno Gabaglio, Azione), di un “antidoto” in grado di fuggire “ogni banalità, ogni possibile strada facile, con singolare purezza d’intenti” e di “un disco not for the faint of the heart, ma che può essere letto con l’innocenza di un bambino, o la competenza di un saggio. Spesso la stessa cosa” (Massimo Marchini, Ondarock).
Massimo Ceccarelli, double-bass + loop station
Renato Ciunfrini, saxophones
Stefano Giust, drums
"Chimera" (2008):
https://www.youtube.com/watch?v=vHhRVOn15dQ